Mamma Natura

Attraversavamo il parco Chobe dopo essere passati dalla frontiera. In realta’ eravamo in procinto di passarne un’altra.

Scorgiamo in mezzo alla vegetazione dei bufali. Sono in fila indiana. Scuri come la pece nell’ombra della fitta foresta tropicale. I loro corni affilati e curvi come degli antichi manufatti in legno.

Poco piu in la dei Bucorvi. Cercano l’ultimo pasto della giornata tra i raggi calanti. Si muovono in cerchio come un gruppo di ballerini portandosi a spasso le loro gole rosse scarlatto. Inghiottono le piccole prede aprendo i loro lunghi becchi arcuati.

E poco piu in la, mentre corriamo veloci sul nastro di asfalto, una manciata di elefanti appare a lato strada.

Non ci fermiamo. Non rallentiamo. Gli passiamo rapidamente accanto.

Il contrasto tra il caos e la frenesia della frontiera. Paperworks e visti. Permessi, passaporti, scartoffie e money. E mentre mi accorgo che sono ancora tutti nella mia testa incrocio lo sguardo di questa elefantessa.

Ha le zanne poggiate su un artificioso coperchio di cemento velato dalla vegetazione. Mastica lentamente e gli altri elefanti gli sono radunati attorno.

Mi appare benevola, calma e buona. Ha un aspetto languido come lo scorrere di un fiume africano.
Attribuirei il suo sguardo, fossi ancora dentro la mia culla d’infanzia, a quello di mia madre.
Lo sguardo di mamma natura: di chi dona la vita. Di chi e’ paziente con chi ancora non sa camminare. Di chi e’ saggio e ha visto tanto della vita.

Un flash. Un attimo. Mentre la macchina corre via verso la prossima frontiera.